"nella mia infanzia e adolescenza quel dolore, il dolore dell'amore non corrisposto, ricorse con tale frequenza che non starò a entrare nei singoli episodi. era un dolore tremendo e continuo, e non c'era modo di evitarlo, bisognava sopportare e basta. quando i miei facevano gli spaghetti notavo sempre quello che finiva per restare da solo nello scolapasta, reietto, dimenticato, mentre i suoi compagni si abbracciavano stretti, belli caldi e fumanti, nella grande zuppiera a centrotavola. quando l'amore diventava dolore, mi sentivo come quello spaghetto. non mi sedevo mai a mangiare senza prima essere andato a controllare nello scolapasta. cercavo lo spaghetto abbandonato, rannicchiato su se stesso in cerca di conforto, e gli regalavo un po' d'amore mangiandolo teneramente."
yann martel
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